Aprilia, l’intervista ad Augusto del Duca

Aprilia, l’intervista ad Augusto del Duca

di Ufficio Stampa FC Aprilia

Le due settimane di pausa nei campionati Allievi e Giovanissimi Élite offrono l’opportunità di conoscere meglio le squadre dell’F.C. Aprilia iscritte a questi tornei. Il primo approfondimento lo abbiamo realizzato con Augusto Del Duca, preparatore dei portieri della società delle cinque rondini dalla prima squadra fino ai Giovanissimi Regionali di Eccellenza fascia B.

Mister lei allena i portieri dell’Aprilia dalla prima squadra, con i 23 anni di Caruso, fino ai classe 2002, cioè ragazzi di 13 anni. Come cambia il suo metodo in base all’età dei ragazzi con cui lavora?
«L’inizio dell’attività agonistica presuppone un approccio anche fisico al lavoro, mentre nelle categorie precedenti si presta più attenzione agli aspetti tecnici e coordinativi. Con il raggiungimento delle categorie agonistiche si provvede a rendere più specifico il lavoro con i portieri, cercando di preparare in allenamento le varie situazioni che si possono presentare nel corso delle partite».

Nelle categorie giovanili, soprattutto tra i più giovani, quando si incontrano squadre più preparate c’è il rischio di subire molti gol. Qual è l’approccio mentale che lei cerca di insegnare ai portieri per superare queste situazioni?

«Bisogna innanzitutto far capire ai ragazzi che la fiducia nei loro confronti non è calata. La mentalità del calcio italiano è troppo concentrata sull’aspetto del risultato, anche nel settore giovanile. Dovrebbe invece prevalere la volontà di far crescere i giocatori, facendogli capire l’errore e correggendolo attraverso l’allenamento. Il ruolo del portiere si basa su un percorso di crescita costante, che se non viene portato avanti fin dai pulcini rischia di far arrivare i ragazzi impreparati nelle categorie superiori. Il lavoro che si porta avanti nella nostra società è questo: crescita costante e per gradi dei nostri portieri».

In campo il portiere ha il ruolo di guida del reparto arretrato. Come si instilla questo concetto nelle menti dei ragazzi più giovani?

«Questo è un concetto fondamentale, che non si affronta mai troppo presto. Già con le prime categorie agonistiche si inizia a far capire ai portieri che il loro ruolo in campo non è solo quello di impedire che gli avversari facciano gol. Man mano che il ragazzo matura negli anni questo aspetto cresce naturalmente, senza che il preparatore debba insistere più di tanto. L’importante è dare il primo input, per far capire a chi gioca in questo ruolo che il portiere in campo deve essere un leader».

Due squadre del settore giovanile non hanno un secondo portiere. Che valutazione dà a questa situazione?

«Non credo sia positivo avere un solo portiere in squadra. Per i tecnici è un piccolo handicap anche solo a livello numerico, mentre per i ragazzi viene a mancare una figura con cui confrontarsi, con cui avere un sano dualismo che serve a far crescere entrambi sotto molti punti di vista».

Allievi e Giovanissimi Élite hanno avuto una prima parte di stagione complicata, almeno sotto il profilo dei risultati. Che consigli ha dato ai vari Marelli, Mareschi, Testa (alle prese con un polso rotto e al quale vanno i migliori auguri di pronta guarigione) e Verolino per non perdersi d’animo?

«Innanzitutto va dato merito ai mister Verardi e Cappiello, che hanno fatto un ottimo lavoro anche con i portieri. Io posso solo supportarli nei momenti di difficoltà, perché il loro bagaglio tecnico non è ancora completo e i momenti difficili in queste categorie sono sempre dietro l’angolo. Trasmettere tranquillità è la cosa principale, fargli capire che l’obiettivo è la loro crescita ancor prima che i risultati. Noi allenatori non siamo qui per giudicare il loro operato, ma per far loro presente dove bisogna migliorare e metterli nella condizione di farlo nel migliore dei modi».

Redazione

Il sito del settimanale 'Nuovo Corriere Laziale' testata che segue lo sport giovanile e dilettantistico della regione Lazio.

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