Marianna Cardenio, storia di un’artista in fuga

Marianna Cardenio, storia di un’artista in fuga
di Chiara Carlini

Marianna Cardenio è una giovane fotografa specializzata in immagini evocative del mondo vivente. “Sei anni a Londra sono volati”, racconta, ricordando il periodo trascorso in Inghilterra.
Ciao Marianna, 10 anni fa hai iniziato a lavorare come fotografa. Puoi raccontarci i tuoi primi passi nel mondo della fotografia?
Il mio percorso fotografico in realtà è iniziato prima ancora che io ne diventassi pienamente consapevole. Fin dall’inizio è stato un viaggio esplorativo che, oltre a permettermi di conoscere persone interessanti, mi ha dato l’opportunità di entrare direttamente in certe dinamiche di natura sociale e psicologica che fanno parte della vita di tutti i giorni ma che a volte sono semplicemente sottovalutate o vengono ignorate per convenienza.
Scatto fin da piccola, avevo 12 anni quando mio padre mi regalò la mia prima macchina fotografica, però a livello accademico il mio primo approccio è stato con l’iscrizione alla LABA di Firenze e poi da lì ho approfondito i miei studi in Inghilterra dove ho proseguito anche con il mio percorso lavorativo.
Dopo poco tempo, sei diventata addirittura professoressa nell’università. Com’è successo? E cosa ha significato per te raggiungere questo traguardo?
Ovviamente l’essermi conquistata l’opportunità di praticare e lavorare nell’ambiente accademico non può che darmi un’immensa soddisfazione. Io sono una di quelle persone che più che alle proprie capacità e alle proprie conoscenze si affida al cosiddetto “fato” e all’idea che certe cose capitino perché sono già scritte per ciascuno di noi anche se non lo sappiamo finché non succedono. Tutto è iniziato con delle collaborazioni interne all’università di Westminster a Londra mentre ero ancora una studentessa e da lì è stato un crescendo di esperienze che hanno tutte arricchito il mio bagaglio culturale e naturalmente la mia carriera da professionista. Sono stata invitata da alcune università come ospite per presentare un progetto che ho realizzato nel 2015 – “A Personal Truth” – e di seguito ho avuto l’onore di dare alcune classi in accademia.
Da italiana, all’inizio come hai superato l’ostacolo della lingua inglese?
Quando sono partita per Londra l’unica cosa che avevo era una valigia piena di sogni. Il mio livello di inglese era strettamente scolastico e peccavo di mancanza di sicurezza soprattutto nell’esprimermi più che nella comprensione. Fortunatamente poi grazie ai primi lavoretti e all’università sono riuscita a superare questo blocco. I primi mesi sono stati piuttosto duri.
Sei specializzata in immagini evocative del mondo vivente. Il tuo lavoro “Parallel Lives” ne è un esempio. Che cosa raccontano questi scatti?
”Parallel Lives” è un progetto particolarmente ambiguo sia dal punto di vista della realizzazione che della rappresentazione. Presentato come documentaristico, quello che sembra ovvio in realtà è stato minuziosamente pianificato. I soggetti dei ritratti però nascondono un senso di appartenenza verso almeno una delle due circostanze in cui attuano. “Parallel Lives” dunque diventa un modo per esplorare certe dinamiche sociali attraverso mezze finzioni, in cui appunto i personaggi rappresentati si compromettono con una o entrambe le versioni di loro stessi.
A breve ci sarà l’evento Art Lover Ground a Madrid. Tu sei stata la direttrice artistica di questo progetto innovativo che sta riscuotendo molto successo. Qual è l’obiettivo della mostra?
Art Lover Ground è un progetto che vanta una notevole fama sin dagli esordi a Londra nel 2015. Durante il primo anno ho avuto l’onore di collaborare con la fondatrice del progetto, Federica Desantis, anche lei italiana, che mi ha offerto la grande opportunità di farne parte come direttrice artistica e project manager. Art Lover Ground continua a stabilirsi come uno dei migliori eventi artistici e culturali in circolazione,  ha riscosso successo anche a Barcellona. Il 23 e il 24 febbraio farà visita a Madrid con un evento esclusivo. L’obiettivo del progetto è quello di mettere a disposizione una piattaforma di visibilità e network per artisti di ogni tipo che vogliano promuovere i loro lavori e farsi conoscere. Io esporrò una serie intitolata ”Non Places”.
Da Londra a Madrid. Se dovessi rappresentare queste due città attraverso la fotografia, quali scatti sceglieresti?
In realtà rappresenterei entrambe con scatti che ho in mente ma che non ho ancora realizzato. Magari prossimamente.
Progetti futuri?
Lavoro da diversi anni su un libro biografico. Il progetto si intitola “The Love you left behind” ed è una combinazione di immagini raccolte dal passato e foto scattate da me con un’aggiunta di pagine di diario. Il libro racconterà di un viaggio introspettivo nella vita di mio nonno, dei luoghi in cui ha vissuto e del percorso emozionale affrontato da me e dalla mia famiglia negli anni successivi alla sua morte fino ad oggi. Non posso svelare di più.

Redazione

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