Umberto Mastroianni, tra pubblico e privato

Umberto Mastroianni, tra pubblico e privato

di Giuseppe MASSIMINI

Il Museo Civico di Marino ricorda, con una preziosa esposizione, l’artista nel ventennale della sua morte




Il Museo Civico Mastroianni a Marino ricorda con una preziosa mostra “Umberto Mastroianni tra pubblico e privato”. Celebra, spiega l’Assessore alla Cultura Paola Tiberi, “il ventennale della morte dell’artista e il legame che il maestro ebbe con la città di Marino”. Per il Direttore del Museo Alessandro Bedetti invece, “restituisce un’immagine a tutto tondo di Mastroianni, uomo e artista”. Protagonista indiscusso della scultura moderna Umberto Mastroianni nasce a Fontana Liri nel 1910. La sua celebrità non necessita certamente di presentazioni.




La sua opera è già testamento, è’ storia. E’ come un vento che urla, come un temporale che tuona. Tra schegge di bronzi e metalli colorati, tra cartoni graffiati e piombi martellati. Agli inizi della sua ricerca il cubismo. “Credo che il cubismo sia la base di tutta la scultura. Se alla scultura in generale togliamo il cubismo, rimane solo la decorazione”. Dopo il cubismo l’escursione in territorio futurista (con un “futurismo tutto personale, meno scientifico e più umano”), l’esplosione in campo informale e il grande volo verso il moderno. Con una modernità, come più volte abbiamo scritto in varie occasioni, mai dogmatica e avveniristica. Continuamente aperta al dialogo con i cambiamenti più significativi del momento. Ha lavorato diversi materiali anche se prediligeva soprattutto il bronzo. Ha passato la maggior parte del suo tempo nello studio, l’antico Casino di caccia dei Principi Colonna a Marino. In una delle mie tante interviste al Maestro mi raccontava come ad Arpino lo zio Domenico, scultore, gli insegnava i primi rudimenti dell’arte e lo faceva pasticciare con la creta. A questi ricordi e al paese d’origine ha dedicato il suo primo libro “Il grido e l’eco”.

Tre opere di Umberto Mastroianni

Nel libro racconta gli inizi difficili a Roma in Via Margutta nell’atelier dello zio Domenico e gli anni trascorsi a Torino dove si trasferisce nel 1926. Qui realizza, nel 1946, il Monumento al partigiano per il Campo della Gloria del cimitero generale che insieme ai monumenti di Cuneo, di Frosinone e di Cassino sono tra le testimonianze più alte della nostra storia civile. Dal 1961 al 1969 è titolare della cattedra di scultura all’Accademia di Belle Arti di Bologna. Dal 1970 si trasferisce a Marino; insegna all’Accademia di Belle Arti di Napoli e poi a quella di Roma. A coronamento di una prodigiosa carriera, nel 1989 riceve a Tokyo il prestigioso “Premium Imperiale”, assegnata in Giappone ad alcune personalità che, nei diversi settori, hanno a livello mondiale innovato il linguaggio creativo. Nel 1994 inaugura a Torino l’imponente lavoro bronzeo della Cancellata del Teatro Regio. Nella notte del 25 febbraio 1998, dopo una lunga malattia, muore nella sua casa-museo di Marino. A punteggiare il percorso espositivo una selezione di opere su carta provenienti da varie collezioni private. Arricchisce la mostra la proiezione di alcune opere dell’artista e diverse documentazioni fotografiche.




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