Gauguin e gli impressionisti

Gauguin e gli impressionisti

di Giuseppe MASSIMINI

Esposti a Palazzo Zabarella a Padova una scelta di capolavori provenienti dalla collezione Ordrupgaard




Una ricca scelta di capolavori firmati da Dégas, Manet, Monet, Berthe Morisot, Renoir, Matisse Cézanne e, in modo particolare, da un altro grande interprete della pittura francese Gauguin. Palazzo Zabarella a Padova ospita la mostra “Gauguin e gli impressionisti. Capolavori della collezione Ordrupgaard” (a cura di Anne-Birgitte Fonsmark, fino al 27 gennaio 2019). Le opere esposte fanno parte tutte della celebre collezione Ordrupgaard, oggi Museo Statale d’Arte a nord di Copenaghen, nata ai primi del Novecento dalla passione per l”arte del banchiere danese Wilhelm Hansen e di sua moglie Enny. Ora, grazie ai lavori di ampliamento del museo danese, la collezione, dopo essere stata ospitata in altri paesi, giunge in Italia prima di rientrare definitivamente a Copenaghen. In solo due anni, tra il 1916 e il 1918, Hansen riuscì a creare, grazie anche ai consigli del critico d’arte francese Théodore Duret, quella che all’epoca fu definita “la migliore collezione impressionista al mondo”. La mostra, articolata in diverse sezioni, raccoglie più di 80 opere. Riassume non solo il percorso della pittura impressionista, dalla nascita del movimento fino al richiamo primitivo nelle opere di Gauguin, ma ci racconta anche la vicenda collezionistica di Hansen. Che non fece tutto da solo. Per acquistare decine di quadri o intere collezioni creò un consorzio nel quale coinvolse amici facoltosi interessati a portare in Danimarca la nuova arte francese e in particolare la pittura impressionista, gli artisti precedenti a questo periodo e i due successori, Cézanne e Gauguin.

Da sinistra, Ritratto di Giovane donna di Gauguin, Madame Iscovesco di Renoir e Ragazza sull’erba di Morisotte

Ma la fortuna non girò sempre a sua favore. Nel 1922 la banca danese degli agricoltori fallì e costrinse Hansen, per evitare il tracollo, a vendere molti dei suoi quadri. Ritrovata la stabilità finanziaria tra il 1923 e il 1925 ricomprò un gran numero dei lavori venduti incrementando con nuovi acquisti la collezione. Dopo la sua morte fu donata dalla moglie alla stato danese. Tra le prime opere che si incontrano in mostra il celebre ritratto della scrittrice George Sand di Eugène Delacroix e il famoso “Lottatore” di Honoré Daumier. La sezione successiva si sofferma su J.B. Camille Corot che aprì la strada alla moderna pittura di paesaggio e su Gustave Courbet di cui la mostra espone “Caprioli nella neve”. Segue “Dalla scuola di Barbizon alla nascita dell’impressionismo”. Ecco allora Monet, l’artista che maggiormente esprime la poetica impressionista e Pissarro, il “poeta di quel mondo sereno con i suoi orti, i suoi giardini e gli alberi in fiore”. Poi “Dégas e Cézanne. Oltre l’impressionismo”: Dégas critico verso la pittura “en plein air”; Cézanne lontano dalla studio del vero. E ancora “Il fascino dell’universo femminile” nelle opere di Manet, Morisot e Renoir e “La poesia della natura morta” con i dipinti di Renoir e Matisse. Chiude Gauguin, con ben 8 capolavori, a raccontare tutta la sua esperienza dall’epoca di Pont-Aven a Tahiti. Fino alle più lontane Isole Marchesi dove muore nel 1903 e dove ha dipinto, isolato, le ultime opere fitte di reminiscenze europee. Alla sua morte si troverà sul cavalletto proprio un paesaggio bretone.

Redazione

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