Arte | Seduzione e bellezza nella contemporaneità

Arte | Seduzione e bellezza nella contemporaneità

di Giuseppe MASSIMINI

Al Museo Nazionale di Ravenna oltre cento opere tra bronzi, ceramiche, legni e oggetti di oreficeria




Peggy Guggenheim all’inaugurazione della Galleria Art of This Century di New York nel 1942 indossava gli orecchini creati per lei da Alexander Calder, realizzati in forma di “mobile” in ottone e filo d’argento, con segmenti mobili non saldati, ma attorcigliati su se stessi. Anche Picasso si dedicò all’arte dei gioielli (famoso l’originale pendente in oro giallo su cui è riprodotto un volto stilizzato) così come Salvator Dalì disegnò la celebre spilla “Ruby, lips with teeh like pearls” realizzata da Valliant & Devere di New York in oro giallo, rubini e bianchissime perle. Alla creazione dei gioielli si dedicarono sempre di più, nella seconda metà del Novecento, un gran numero di pittori e scultori e la collaborazione tra artisti e orafi si fece sempre più intensa. A ripercorrere oggi questo fantastico e brillante mondo del gioiello, insieme a quello dell’arte, la mostra “Il mestiere delle arti. Seduzione e bellezza nella contemporaneità”, promossa e organizzata dal Polo Museale dell’Emilia Romagna, nella splendida cornice del Museo Nazionale di Ravenna (fino al 26 maggio, catalogo Silvana Editoriale). Ornella Casazza e Emanuela Fiori, i curatori della rassegna hanno messo insieme più di cento opere di artisti contemporanei che, ignorando il confine tra Arti maggiori e Arti minori, hanno saputo muoversi, come scrive Ornella Casazza con “agilità tra la dimensione monumentale e il piccolo formato colloquiando con marmi purissimi, bronzi arricchiti di suggestive patine, legni intagliati, ceramiche lustrate, sete vellutate, pigmenti evocativi, ori e coloratissime pietre”. Molti degli autori selezionati per la mostra, particolarmente versatili, propongono la loro ricerca artistica in materiali diversi.




Da sinistra, Moon light di Igor Mitoraj, Soffione di Marzia Banci e Pansée piccola di Gigi Guadagnucci

Per esempio, si legge in catalogo, “la ceramica può prendere il posto e, in parte ripetere, l’effetto visivo dell’oro o dell’argento, il marmo può raggiungere morbidezze eburnee, le tessiture seriche uguagliare gli effetti pittorici, i legni rivivere nel loro colore morbido e naturale. Altre volte, invece, il procedimento artistico può svilupparsi allontanandosi progressivamente dall’elaborazione della materia e tende a porsi come operazione mentale, concretizzata con un ‘disegno’ inteso come processo o metodo di ideazione”. Le opere esposte sono allestite, per assonanze visive e materiche, in un percorso che si intreccia strettamente con le architetture del Museo Nazionale, ospitato nell’ex Monastero Benedettino di San Vitale in un continuo rimando tra le cosiddette Arti minori che vanno dal XIII al XVIII secolo e la contemporaneità. Un confronto tra antico e contemporaneo di enorme fascino. Lungo il percorso opere di: Igor Mitoraj, Mimmo Paladino, Paolo Staccioli, Cordelia von den Steinen, Ivan Theimer, Paolo Marcolongo, Stefano Alinari, Jean-Michel Folon, Giacomo Manzù, Giuliano Vangi, Mario Ceroli, Paola Staccioli, Luigi Ontani, Gigi Guadagnucci, Giovanni Corvaja, Daniela Banci, Marzia Banci, Orlando Orlandini, Angela De Nozza, Ornella Aprosio, Angela Caputi, Tristano di Robilant, Sauro Cavallini, Sophia Vari, Kan Yasuda, Pietro Cascella, Fernando Cucci, Pasquale (Ninì) Santoro.




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