Ottocento, l’arte in Italia

Ottocento, l’arte in Italia

di Giuseppe MASSIMINI

Ai Musei S. Domenico a Forlì un’ampia rassegna con una selezione di opere notevoli da Hayez a Segantini




E’ una delle mostre più visitate e anche la più completa ricostruzione delle vicende dell’arte italiana dall’Unità allo scoppio della Grande Guerra con un confronto mai realizzato, fino ad ora, tra pittura e scultura. “Ottocento. L’arte dell’Italia tra Hayez e Segantini” è il titolo dell’ampia rassegna ospitata fino al 16 giugno ai Musei S. Domenico a Forlì.




Si ripercorre, spiegano i curatori Fernando Mazzocca e Francesco Leone, sessant’anni fatidici che intercorrono tra l’Unità d’Italia e lo scoppio della Grande Guerra: un periodo di continue trasformazioni che passa “dallo splendido tramonto del romanticismo all’affermazione del Purismo e del Realismo, dall’Eccletismo storicista al Simbolismo, dalla “Rivoluzione” dei macchiaioli alle sperimentazioni estreme dei divisionisti”. In uno straordinario percorso espositivo ci vengono incontro una selezione di opere notevoli; sono più di 150 raccolte da Gianfranco Brunelli, coordinatore della rassegna.

Da sinistra, Luglio di Ettore Tito e Ruth di Francesco Hayez

Provengono da prestigiose collezioni: alcune opere, di pittori allora emergenti e successivamente trascurati, sono esposte per la prima volta al pubblico; altre sono vere e proprie icone della storia dell’arte, soprattutto quelle presentate, premiate, acquistate dallo Stato e dagli Enti Pubblici, ma anche oggetto di dibattito e di scandalo, alle grandi esposizioni nazionali, da quella a Firenze del 1861 a quelle che tra Roma, Torino e Firenze (le tre città che erano state Capitali) hanno celebrato il cinquantenario dell’unità. Dipinti che parlano di episodi gloriosi del Risorgimento e della rappresentazione della vita moderna; altri dell’arte di denuncia sociale, del ritratto e dell’infinita bellezza del paesaggio, altri ancora di una società in profonda trasformazione. In dieci sezioni sfilano i protagonisti di quei tormentati decenni. Compresi tra Hayez e Segantini pittori come Induno, Faruffini, Maccari, Fontanesi, Grosso, Costa, Fattori, Signorini, Cabianca, Ciseri, Corcos, Michetti, Lojacono, Mancini, Previati, Longoni, Morbelli, Nomellini, Tito, Sartorio, De Nittis, Pellizza da Volpedo, Boccioni, Balla e scultori come Vela, Cecioni, Monteverde, Gemito, Canonica, Bistolfi e Medardo Rosso. I due fuochi, iniziale e finale, del percorso espositivo, Francesco Hayez e Giovanni Segantini, tracciano un confine simbolico, tra il recupero della classicità e il rinnovamento di un secolo. Hayez è il primo e l’ultimo dei romantici, l’artista protagonista del Risorgimento consacrato da Mazzini “Pittore della Nazione”; Segantini vive pienamente la rivoluzione moderna del Divisionismo e riporta l’arte italiana a livello europeo.




Non poche sono le sorprese che la mostra riserva al visitatore. Rivediamo ben volentieri la travolgente Breccia di Porta Pia di Michele Cammarano, così come due altri splendidi dipinti Luglio di Ettore Tito e Gli emigranti di Angiolo Tommasi, due grandi pittori ingiustamente dimenticati. Tra le opere che fanno parte dell’immaginario collettivo ecco Il Foro di Pompei di Giuseppe De Nittis, L’alzaia di Telemaco Signorini e Le tre donne di Umberto Boccioni, di chiara impostazione classica e di armonia cromatica. E a restituire ancora di più il sapore di quegli anni Ruth di Francesco Hayez, giovane vedova di origine moabita.




Redazione

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