Arte | Paolo Derbio, ritratto d’artista

Arte | Paolo Derbio, ritratto d’artista

di Giuseppe MASSIMINI

Dopo una prima esperienza figurativa l’inizio di un ciclo di lavori colmi di una libertà espressiva dal linguaggio informale.

Un’atmosfera di grazia e di liricità che si accompagna ad una sottile e impalpabile indagine sulla realtà capace di scoprire l’infinito nell’infinito. Così si presentano i dipinti di Paolo Derbio nome d’arte di  Giampaolo Saldi. Paolo Derbio nasce a Manerbio (Brescia) nel 1954. All’età di nove anni arriva a Roma, dove la famiglia si trasferisce per lavoro e vi rimane fino all’età di 23 anni quando ritorna nella sua città natale. Questo periodo trascorso a Roma fu molto positivo per la sua prima formazione più di quel che la sua terra natia gli potesse offrire: frequenta la scuola libera del nudo,ha come maestro Virgilio Guzzi, stringe rapporti di amicizia con un gruppo di pittori romani (Marco Diaco, Marcello Merosi, Guglielmo Coladonato), frequenta mostre di artisti importanti. Agli inizi della sua attività una chiara esperienza figurativa sulla scia dei pittori della scuola romana. Successivamente affascinato dalla pittura di Mariano Zela si lascia tentare dalla scomposizione cubista ma allo stesso tempo approfondisce la lezione futurista di “ondulata plasticità” e, avvia una nuova stagione pittorica che porterà avanti negli anni con approfondimenti, soste e riflessioni. Appartengono a questo periodo un ciclo di opere di alta tensione lirica, basata su contrasti di forme, segni, colori.

Da sinistra in alto, Primaverile, Invernale, Forma nello spazio e Sogno al tramonto di Paolo Derbio

Governano questi dipinti un variare di gradazioni cromatiche e luminose che accentuano il rapporto dialettico di vuoti e di pieni rischiarato da qualche riflesso. Più tardi questa felice stagione cede il passo ad un nuovo corso. Inizia per Derbio un ciclo di lavori colmi di una libertà espressiva del proprio mondo interiore ma che in realtà è derivata dalla conoscenza della pittura informale. Dà voce alla materia pittorica e rifugge le forme in favore di una espressione immediata. Parallelamente il colore si fa sempre più acceso, brillante e non più misurato e tenue come nei dipinti degli anni precedenti. La pennellata è più immediata e gestuale e la forza creativa degli accordi cromatici, giocata su varianti tonali, orlati di nero, raggiunge vertici di alta poesia interiore. Queste ultime opere dominano il desiderio di scoprire il visibile oltre l’invisibile e di mantenere sempre viva la conoscenza del nostro passato, con lo sguardo rivolto al futuro, come sopravvivenza della pittura stessa in una società sempre più dominata dalla tecnologia. 

Redazione

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