L’intervista | Beatrice Palazzetti, segno, colore, materia

L’intervista | Beatrice Palazzetti, segno, colore, materia

di Giuseppe MASSIMINI

Sento al telefono Beatrice Palazzetti. Fissiamo un appuntamento. Nata a Viterbo l’artista vive e lavora a Roma. Lo studio è nelle vicinanze delle Fosse Ardeatine. Mi riceve con il sorriso di sempre. Su un’antica cassapanca le ultime incisioni”. Sono pronte, mi dice, per la mia prossima mostra. Insieme alle incisioni, vorrei esporre anche le sculture e alcuni dipinti per meglio riassumere il mio lavoro”. Davanti a  un buon caffè iniziamo la nostra intervista. 

Parlami del tuo lavoro?

Ho iniziato a disegnare fin da bambina e da allora ho sempre cercato  di esprimere la mia interiorità. Più tardi ho scoperto la pittura, soprattutto quella astratta. In seguito mi sono dedicata anche alla scultura, una esperienza eccezionale, meravigliosa.  Frequentando poi l’Accademia di Belle Arti mi sono avvicinata all’incisione ed è  nato, così, un grande amore che continua ancora oggi. La grafica (l’incisione tradizionale) è una tecnica che mi permette di realizzare pienamente i miei  progetti come Libri d’Artista, Ex Libris, Monotipi. 

Quali artisti ami di più e ritieni più vicini a te?

Il mio sguardo è rivolto soprattutto agli artisti moderni e contemporanei. Sicuramente Picasso. Poi Kandiskij, Balla, Modigliani e tanti altri da cui trarre ispirazione. 

Da sinistra, -Viaggio di un albero -Oltre il visibile -Oltre la forma di Beatrice Palazzetti

Usi diversi materiali. Quali  preferisci ?

Non ho preferenze particolari. La scelta dei materiali è condizionata al lavoro da realizzare. Avvicinandomi alla scultura  ho preferito la pietra leccese: la sua friabilità e il suo candore mi permette di lavorare in piena libertà espressiva. Su richiesta ho realizzato anche sculture in bronzo. Ultimamente anche in legno  e in legno assemblato a metalli, soprattutto per le sculture di grandi dimensioni.

L’utilizzo di nuovi materiali tecnologici  influenzerà il lavoro degli artisti?

Per l’arte non ci possono  essere  dei limiti. Io lavoro ancora in modo tradizionale.

Quale periodo della tua produzione ritieni più interessante?

Non c’è un periodo  più o meno interessante. Tutto fa parte  del mio cammino; ho sempre lavorato con impegno e interesse costante anche se negli anni c’è stata una  progressiva maturazione personale e artistica.

Esiste una continuità tra i tuoi primi lavori e le opere ultime?

Ritengo di aver sempre mantenuto, in tutte le mie opere  un filo conduttore, anche se nel tempo ho cambiato materiali e tecniche.

Sei stata mai condizionata da esigenze di mercato?

Il mercato non mi ha mai condizionato.

Cosa ha in cantiere?

Continuare a lavorare ricercando sempre  nuove esperienze e coltivare un sogno nascosto nel cassetto: il desiderio di provare  nuovi materiali. 

Redazione

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