Arte | Tra Dante e Shakespeare. Il mito di Verona

Arte | Tra Dante e Shakespeare. Il mito di Verona

Alla Galleria d’Arte Moderna Achille Forti di Verona l’omaggio all’esilio del Sommo Poeta. Un tour cittadino per riscoprire i luoghi danteschi

di Giuseppe MASSIMINI

Prosegue fino al 3 ottobre alla Galleria d’Arte Moderna Achille Forti di Verona la mostra, Tra Dante e Shakespeare. Il mito di Verona, ideata per le celebrazioni dei 700 anni della morte del Sommo Poeta. L’esposizione, cuore centrale della mostra diffusa che si dipana nel centro storico della città, è incentrata sul soggiorno veronese di Dante e sulla vitalità di un legame che si è mantenuto intatto nel corso dei secoli e che ha dato origine a una lunga produzione artistica. Verona fu, infatti, il primo refugio e ostello del poeta esiliato che, nella corte scaligera e in particolare nella figura di Cangrande I della Scala, trovò un punto di riferimento negli anni più difficili della sua vita. La rassegna, curata da Francesca Rossi, Tiziana Franco e da Fausta Piccoli, raccoglie una selezione di oltre 100 opere tra dipinti, sculture, lavori su carta, tessuti e testimonianze dell’epoca scaligera, provenienti da Collezioni Civiche, Biblioteche cittadine, e diversi Musei italiani e stranieri. La mostra, articolata in sei sezioni tematiche, copre un arco cronologico compreso tra Trecento e Ottocento. Agli inizi del percorso uno spaccato della cultura artistica veronese nel grande snodo della rivoluzione figurativa giottesca che Dante vide in prima persona (Credette Cimabue ne la pittura tener lo campo, e ora ha Giotto il grido, sì che la fama di colui è scura). Si prosegue con il profondo legame che unì il Poeta agli Scaligeri in particolare a Cangrande della Scala, una delle figure di maggior spicco nel panorama italiano di quegli anni. La sua fama di condottiero e di politico lungimirante è raccontato in mostra da stoffe preziose del suo corredo funerario. La fortuna iconografica dell’amicizia e dell’ammirazione che il Poeta nutrì per lo Scaligero viene illustrata anche da una selezione di incisioni, pitture e sculture databili tra Settecento e primo Novecento. La quinta sezione si sofferma sulla fortuna dei personaggi danteschi.

Paolo e Francesca di Gaetano Previati

Qui ci troviamo di fronte a tre splenditi disegni di Botticelli, eccezionalmente prestati dal Kupferstichkbinett dei Musei statali di Berlino. Ad abbracciare poi i personaggi della Commedia l’interpretazione degli artisti ottocenteschi attivi all’epoca del risorgimento: dalla magistrale interpretazione di Gaddo, figlio del conte Ugolini, di Torquato della Torre alla luminosa bellezza di Beatrice nel gesso di Ugo Zannoni. Poi la vicenda di Pia de’ Tolomei, e la storia di Paolo e Francesca, sventurati amanti del V canto dell’Inferno, dipinto da Gaetano Previati nel preciso istante della morte. L’ultima sezione è dedicata al mito di Giulietta e Romeo, giovani e sfortunati innamorati, nati dalla penna di Luigi da Porto nel Cinquecento e resi celebri da William Shakespeare in tutto il mondo. La loro storia, ben presto, ispirò gli artisti di tutta la penisola dando origine a una vasta produzione di opere d’arte. Completa la mostra un tour cittadino che, tramite l’ausilio di una mappa cartacea appositamente realizzata, ci invita a riscoprire ventun luoghi danteschi tra strade, piazze, teatri, chiese, musei e palazzi della città. Simbolo per eccellenza di questo legame il monumento a Dante scolpito da Ugo Zannoni, nel sesto centenario della nascita, nel 1865, al centro di piazza dei Signori.

Redazione

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