Higuain-Juventus, l’ennesima parabola dall’esito scontato del calcio moderno

Higuain-Juventus, l’ennesima parabola dall’esito scontato del calcio moderno

Higuain ha scelto la Juventus. C’era da aspettarselo se non si vuol cadere nella retorica dei giocatori ispirati e attratti principalmente dal colore della maglia: la realtà di oggi ci dice che i compensi vengono un po’ prima di ogni sentimento di appartenenza a questa o a quella società calcistica. È nella logica del marketing del pallone che vede muovere una grande quantità di danaro e assiste a cambiamenti di casacca a seconda della convenienza. Se non fosse così non ci sarebbero compensi stratosferici e procuratori di giocatori che si comportano come esponenti della finanza internazionale, attenti al profitto proprio e di chi rappresentano. I vecchi tifosi storcono il muso sconsolati e ripensano al calcio dei professionisti di una volta, ancora guidati dal pudore, orgogliosi di essere i portacolori della squadra. I presidenti delle società di calcio hanno da tempo abbandonato tale visione e comprano e vendono giocatori senza farsi influenzare dai legami, per così dire affettivi, che si stabiliscono con la tifoseria. De Laurentis non fa eccezione: a parte la contrizione di facciata , gongola per il guadagno realizzato e già pensa a come riproporre il fenomeno Higuain onde tenere sempre alta l’attenzione per il Napoli. D’altro canto gli stessi giocatori che si trasferiscono con disinvoltura da una squadra all’altra non hanno, poi, tutti i torti. Cercano di massimizzare economicamente le loro prestazioni dacché è sempre in agguato la volubilità della curva che non tollera naturali cedimenti e ti porta dalle stelle alle stalle senza troppi complimenti. Possibile allora – ci si chiede – che tutto si muova sotto l’egida del dio denaro e del tifo isterico e senza appello? Possibile che il calcio sia diventato una pia illusione dei valori sportivi e dello spirito della pura competizione ? Come sollevarsi da questa triste consapevolezza ? Forse una via di uscita, forse, esiste. È necessario cambiare la prospettiva nel considerare le cose e far leva sui valori che tengono uniti la gran parte dei tifosi, quelli non scalmanati e non violenti, per i quali il calcio rimane il fine ed i giocatori un mezzo. Il calcio come idea e occasione di incontro e confronto ma non di scontro; il calcio come sogno, fede e passione ma non fanatismo, come orgoglio di appartenenza che distingue ma non separa, fedeltà alle tradizioni e fiducia nel futuro, metafora della vita ma non ragione di vita. ” Io tifo Napoli ” ( Fabio Belli direbbe Lazio ) e non Higuain. Napoli, o qualsiasi altra squadra, come dimensione di una collettività che per storia, memoria condivisa e solidarietà viene prima di ogni giocatore e …di ogni presidente, capace di riconoscersi anche nel fine di mitigare gli eccessi del calcio milionario.

Redazione

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