Secessioni europee: in mostra a Palazzo Roverella a Rovigo l’onda della modernità

Secessioni europee: in mostra a Palazzo Roverella a Rovigo l’onda della modernità

di Giuseppe MASSIMINI

“A ogni epoca la sua arte, a ogni arte la sua libertà”. Queste parole, coniate dal giornalista Ludwig Hevesi, accoglievano il visitatore all’ingresso del Palazzo della Secessione viennese, costruito dall’architetto Joseph Maria Olbrich e destinato ad ospitare esposizioni d’arte dei secessionisti.




Questo motto venne ripreso graficamente da Gustav Klimt, leader della corrente secessionista, in un celebre manifesto che rappresentava Teseo, l’eroe artista, lottare contro il Minotauro, emblema di una cultura al potere dominata dall’implacabile avversione nei confronti dell’arte moderna. Questo periodo di innovazione e di ribellione dall’arte accademica viene oggi raccontato nella mostra “Secessione. Monaco, Vienna, Praga, Roma. L’onda della modernità”, aperta fino al 21 gennaio 2018 a Palazzo Roverella a Rovigo. Il curatore della rassegna, Francesco Parisi, ricostruisce, per la prima volta, come questo movimento si sviluppa in diversi tratti distintivi e fisionomie artistiche, nelle quattro maggior capitali europee.




Da sinistra, Mattino in un villaggio sardo di Giuseppe Biasi, L’offerta di Wilhelm List e Chimono di Guido Cadorinrte




La Secessione si apre cronologicamente a Monaco, nel 1892, quando la rivista “Jugend” incominciò a pubblicare le opere del pittore Franz von Stuck che popolava le brume nordiche di fauni, demoni meridiani e ninfe dagli sguardi e dalle carni accese dal desiderio. Al movimento aderirono anche Ludwig von Hofmann, Carl Strahatman e Thomas Theodor Heine. A Vienna la secessione arriva, nel 1897, cinque anni dopo. Sin dal suo esordio, nella capitale austriaca, rappresentò l’evoluzione e il superamento di tutte le formule, incluso il simbolismo. Principale esponente fu il pittore Gustav Klimt con opere intrise di una esuberanza decorativa e con ampio uso dell’oro. Immancabili in questa sezione i dipinti di Josef Maria Auchentaller di kolo Moser e di Carl Otto Czeschka. E non poteva non essere esposto, di Egon Schiele futuro protagonista dell’espressionismo autriaco, il magnifico manifesto per la ’49 mostra della Secessione viennese. La Secessione di Praga prese forma in una serie di gruppi di artisti che a partire dal 1890 si ritrovarono a manifestare le loro idee in aperto contrasto con l’arte ufficiale boema. Diverse le anime: dal gruppo Manes, a quella più espressionista e Nabis di Josef Vachal e a quella più finemente tardo simbolista di Frantisek Kobliha. A differenza delle altre secessioni europee quella di Roma si formò a ridosso della prima guerra mondiale in un periodo percorso da fremiti nazionalisti e in piena trasformazione di gusto. Ben distinta dalle Avanguardie Futuriste, gli artisti italiani esprimevano la continua ricerca di “una via altra e diversa in cui coesistevano ardite sperimentazioni e le ultime propaggini di uno stile ormai avviato a chiudersi in se stesso”. In mostra i dipinti di Enrico Lionne, Giuseppe Biasi, Guido Cadorin, Aleardo Terzi, Plinio Nomellini e Felice Casorati, interprete un pò dissidente dello spirito secessionista.




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