Brassaï. L’occhio di Parigi. Una mostra a Palazzo Reale a Milano celebra l’artista

Brassaï. L’occhio di Parigi. Una mostra a Palazzo Reale a Milano celebra l’artista

di Giuseppe MASSIMINI

Un approfondito e inedito sguardo sull’opera di Brassaï, con particolare attenzione alle celebri immagini dedicate alla capitale francese e alla sua vita. Fino al 2 giugno Palazzo Reale ospita la mostra Brassaï. L’occhio di Parigi, promossa dal Comune di Milano–Cultura e prodotta da Palazzo Reale e Silvana Editoriale, realizzata in collaborazione con l’Estate Brassaï Succession. L’esposizione, curata da Philippe Ribeyrolles, studioso e nipote del fotografo che conserva un’inestimabile collezione di opere insieme a tutta la documentazione della vita artistica dello zio, presenta più di 200 stampe d’epoca, oltre a sculture, documenti e oggetti appartenuti ad uno dei più importanti protagonisti della fotografia del Novecento. Ungherese di nascita, il suo vero nome è Gyula Halász, sostituito dallo pseudonimo Brassaï in onore di Brassó, la sua città natale ma, parigino d’adozione, fu un artista poliedrico: fotografo, giornalista, scultore, disegnatore, poeta e regista. Definito dall’amico Henry Miller “l’occhio vivo” della fotografia e vicino al movimento surrealista, a partire dal 1924 partecipò al grande fermento culturale della capitale francese del ventesimo secolo scoprendo tutte quelle sfaccettature e quelle atmosfere che i surrealisti interpretavano in immagine oniriche e che lui rappresentò, invece, nella loro ordinaria quotidianità.

Di Brassaï, da sinistra Soirée Haute couture e Couple d’amoureux dans un café parisien

Cattura non solo l’atmosfera della Parigi notturna che frequentava con assiduità ma anche gli ambienti aristocratici del lusso e della moda; la Parigi dei bistrot e dei cabaret, delle case di appuntamento e dei clochard. Frequentava e fotografava Picasso, Dalì e Matisse e altri fotografi come il compatriota Kertész. Con la stessa intensità emotiva ferma l’obiettivo della sua voigtländer bergheil sulle crepe dei muri di Parigi e dei suoi innumerevoli “graffiti”, segno del suo legame con le cosiddette “arti marginali” e l’art brut di Jean Dubuffet. Nel 1933 pubblica il suo primo volume fotografico Paris de Nuit (Parigi di notte), un’opera fondamentale nella storia della fotografia francese. Forte anche i legami con gli Stati Uniti che si concretizzarono con un’assidua collaborazione con la rivista “Harper’s Bazaar” diretta dal 1934 al 1958 da Aleksej Brodovič. Per “Harper’s Bazaar” ritrae molti protagonisti della vita artistica e letteraria francese, pubblicati nel volume Les artistes de ma vie, del 1982, due anni prima della sua morte.

Redazione

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