Il fiore nell’arte. 150 capolavori alla Fondazione Magnani-Rocca a Mamiano di Traversetolo

Il fiore nell’arte. 150 capolavori alla Fondazione Magnani-Rocca a Mamiano di Traversetolo

di Giuseppe MASSIMINI

I fiori, con la loro bellezza effimera e la loro carica simbolica. Con l’arrivo della primavera, la Fondazione Magnani-Rocca a Mamiano di Traversetolo (Parma) ospita nella Villa dei Capolavori la mostra Flora. L’incanto dei fiori nell’arte italiana dal Novecento a oggi (a cura di Daniela Ferrari e Stefano Roffi, fino al 29 giugno). Presenta oltre 150 capolavori floreali tra fiori dipinti o scolpiti, da quelli recisi a quelli silenziosi, fino ai fiori inquieti, dei grandi maestri dell’arte italiana dal novecento ad oggi in un percorso che attraversa simbolismo, futurismo, realismo magico, astrazione e nuove forme espressive. Articolata in più sale e costruita grazie ai prestiti provenienti da importanti musei, istituzioni pubbliche e collezioni private, l’ esposizione, testimonia come i motivi floreali hanno affascinato in vari modi e in ogni epoca gli artisti. “Non c’è pittrice o pittore del Novecento, spiega Daniela Ferrari, che non abbia dipinto fiori, seguendo una vocazione intima e una personalissima interpretazione, una sfida rappresentativa. Il fiore è forse un soggetto semplice ma, è anche un universo di simboli complessi, di forme sofisticate e per questo irresistibile. “La mostra offre opere bellissime. Vere pagine di storia dell’arte le Ortensie di Segantini, Longoni e Fornara, le Dalie di Previati e Donghi, sempre fedele a un singolare realismo di fotografica evidenza. A catturare poi il visitatore l’esplosiva Flora magica del futurista Depero e i mazzi ipnotici di fiordalisi, papaveri e margherite di Casorati, principale protagonista del realismo magico.

Da sinistra, Ritratto di Gina di Luigi Bonazza e Flora magica di Fortunato Depero

Da controcanto il Gladiolo fulminato di de Pisis e i Crisantemi di de Chirico, padre della pittura metafisica. Il fiore non è mai solo un fiore. Per Boldini che spesso lo sceglieva come ornamento delle donne ritratte è un simbolo di grazia; per de Pisis un’esplosione cromatica e una riflessione sulla caducità della vita; per Morandi, unico protagonista della scena, una meditazione silenziosa non priva di partecipazione affettuosa. A trasformare le sale della Villa dei Capolavori, in giardini segreti, le opere di Pellizza da Volpedo, Chini, Nomellini, Moggioli, Boccioni. Arrivati nella sezione “Regine di fiori”, consacrata ai ritratti, si scopre subito come il fiore ha una presenza importante quanto quella della protagonista. Qui la mostra allinea opere capitali di Boldini, Tito, Zandomeneghi, Balla, Marussig, Fontana e Pasolini. La rosa, associata nei secoli a diversi significati anche contrastanti tra loro, è protagonista di un’intera sezione: le Rose di Morandi dialogano con quelle di Funi, Bonazza, Oppi, Cagnaccio, Pirandello e Mafai. Da corona al percorso espositivo capolavori di Monet, Renoir, Cézanne, Dürer, Tiziano, Goya, Canova, Burri appartenuti a Luigi Magnani. Parallelamente alla mostra viene presentato il restauro del Parco Romantico che circonda la Villa dei Capolavori. Un gioiello paesaggistico unico in Italia che si estende per dodici ettari e che comprende un giardino all’inglese, un giardino all’italiana e il nuovo giardino contemporaneo.

Redazione

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