Speciale impianti: Flaminio prossimo al collasso

Speciale impianti: Flaminio prossimo al collasso

Apparso sul Nuovo Corriere Laziale dell’11 Aprile 2016

di Fabio BELLI

Le problematiche

Ma quali sono i problemi del Flaminio, in termini di struttura? Bisogna fare un passo indietro, a quando nel giugno del 2011 l’impianto è ancora pienamente funzionale, tanto da ospitare un evento decisamente importante. La finalissima play off dell’allora campionato di Lega Pro Prima Divisione tra l’Atletico Roma, erede più o meno diretto della fu Lodigiani – poi Cisco – e la Juve Stabia. Partita importante anche visto l’esodo non indifferente di tifosi da Castellammare. Il sogno di una terza squadra di Roma ai piani alti del calcio italiano sfuma quel giorno, ma tutto fila più o meno liscio. Più o meno è la parola giusta, visto che già allora la capienza di un impianto potenzialmente da 25.000 spettatori abbondanti era stata ridotta a poco meno di 5.000 a causa di problemi di manutenzione e di tenuta degli spalti. E’ l’inizio della fine, per un impianto che era arrivato ad ospitare sold out estremamente faticosi per la struttura durante il Sei Nazioni di rugby. A dare il colpo di grazie la nevicata del 2012: tra numerose crepe e cedimenti strutturali si infiltra il ghiaccio, che la disgelo fa marcire letteralmente la struttura in cemento armato. Per un anno la coppia Abete-Pancalli, con l’ex gestione della Federcalcio che prova ad abbozzare piani di ristrutturazione, non fa che perdere ulteriore tempo. Si arriva alle perizie del 2016 con una situazione drammatica sotto gli occhi degli ispettori.

Prossimo al collasso

Anche i locali della piscina, fiore all’occhiello della struttura, risultano prossimi al collasso. La copertura della tribuna Ovest presenta «un diffuso stato fessurativo, costituito da estese microlesioni». Nello stadio, «il più alto tasso di degrado si riscontra nelle curve nord e sud». Ma non va meglio nel resto della struttura. Impianti, gradinate, zone interne ed esterne. Tutto questo si legge nella perizia di 290 pagine redatta dagli ingegneri Francesco Cardano e Daniele Mosca su incarico della settima sezione del Tribunale di Roma. Lo stato di abbandono è evidente, come si legge in un’inchiesta realizzata dal Corriere della Sera, e a finire sul banco degli imputati è il Coni, per la mancata manutenzione ma non solo.

Il campo da gioco è stato reso inutilizzabile dallo stato di abbandono del tappeto erboso, anche a causa della mancata impermeabilizzazione. E spesso la cura è stata peggio del male, visto che la perizia degli ingegneri Cardano e Mosca aveva rilevato come gli interventi di riparazione fossero stati quasi totalmente inappropriati, con le ostruzioni dei bocchettoni a causa dei detriti che hanno fatto “marcire”, mai termine fu più azzeccato, ancor di più un impianto col passare dei mesi completamente abbandonato a sé stesso. Per sistemare la situazione si parla di 6 milioni di euro di lavori, che sono però ulteriormente cresciuti nell’ultimo anno e mezzo. Come si legge nella perizia: “Nei locali sottostanti le gradinate si rileva la «presenza di ampie zone ammalorate» (pavimenti, rampe di scale, stangoni in travertino). Compromessa è anche l’efficienza dell’impianto termico: «Tubature deteriorate, difformità di installazione, manomissione dei circuiti, mancata bonifica delle apparecchiature dismesse». L’impianto idrico «è significativamente obsoleto», mentre quello di areazione è in buone condizioni ad eccezione di quello per la piscina. Per la parte elettrica si contano 19 quadri inefficienti e degradati (tra cui quelli dei fari e della palestra per la scherma), mentre sull’illuminazione interna si evidenzia «una generalizzata alterazione» da parte degli utilizzatori dell’impianto. Infine il piazzale esterno, dove i tecnici sottolineano quello che è sotto gli occhi di tutti: «Pensiline smontate e accatastate, verde incolto, pavimentazione fatta di rattoppi, tagli, buche, disconnessioni».

Bisognerebbe ripartire da zero, e non si comprende quale club potrebbe giudicare conveniente una ristrutturazione ex novo di un impianto non pensato per la società, come può essere la Lazio ma anche qualsiasi altra squadra: un investimento economico enorme senza considerare i problemi di viabilità e di infrastrutture circostanti.

Redazione

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