Quando Miccio si accende… è un’esplosione di vittorie! INTERVISTA ESCLUSIVA al tecnico della Vigor Perconti

Quando Miccio si accende… è un’esplosione di vittorie! INTERVISTA ESCLUSIVA al tecnico della Vigor Perconti

di Lorenzo Petrucci

 

Si dice che gli allenatori valgano il 10, massimo 20% del potenziale di una squadra ma non sempre è così, a volte anche di più. Ne è un esempio Antonio Conte nell’ultimo Europeo con l’Italia, riuscendo a trascinare a un passo dalle semifinali un gruppo grazie al suo carisma e alle sue qualità.
Fare l’allenatore è più complicato di quello che sembri, c’è dietro un lavoro mentale e tecnico indescrivibile con ore e ore di studio e applicazione. Ne sa qualcosa Luigi Miccio, tecnico degli Allievi Elite e Allievi fascia B della Vigor Perconti che con la sua determinazione, la sua passione e la sua voglia, nonostante la giovane età, sta raggiungendo traguardi importanti per un sogno che può tramutarsi in realtà.

 

Mister partiamo analizzando il momento attuale. Sei alla guida di due squadre alla Vigor Perconti, i 2000 e 2001, e con entrambi sei primo in classifica. Gestire due gruppi non è facile, ma i risultati sono più che positivi, quanto del tuo lavoro c’è dietro?
“Questo dovrebbero dirlo i responsabili tecnici della società e chi giudica il mio lavoro, io posso dire che quello che mi muove e mi ha sempre mosso è la passione, l’amore. Per me tutto parte da questo, da un sentimento forte verso il lavoro che non è soltanto un dovere ma anche una ricerca di affetti, di nuovi sentimenti, nella capacità e nella volontà di vedere nei miei ragazzi e nelle mie squadre un prolungamento di casa. Quindi, lo stress mentale e non avere mai un momento libero non mi spaventano perché se avessi l’opportunità di passare 24 ore su 24 in campo con i miei ragazzi lo farei. In passato, nella mia precedente esperienza alla Nocerina, avevo già guidato due squadre ma in contesti differenti, qui alla Vigor Perconti pur avendo due gruppi con aspettative e finalità differenti, quando scendi in campo hai sempre il dovere di provare a primeggiare e se mi chiedessero altre cento volte di gestire due squadre risponderei positivamente.”

 

Circa un anno fa, dopo la tua esperienza nel settore giovanile del Crotone, hai ricevuto, a stagione iniziata, la chiamata della Vigor Perconti, com’è stato tornare “a casa” a Roma dopo tre anni di assenza e prendere un gruppo dei Giovanissimi con una squadra già preparata?
“L’estate del 2015, dopo l’esperienza a Crotone, è stato un periodo molto difficile per me, perché dopo un buon lavoro ritenevo che mi venisse confermato quanto mi era stato detto ma alla fine mi sono ritrovato con una proposta differente da quella accordata, con la chiamata della Perconti che è stato un onore per quello che questa società rappresenta a livello di settore giovanile regionale e nazionale. In un periodo in cui ero molto confuso e amareggiato la chiamata dalla Vigor Perconti è stata come una rinascita per me. Se devo dire la verità, la delusione della precedente esperienza l’ho portata dietro per un po’, fino al trionfo regionale con i Giovanissimi elite lo scorso anno che è stata una gioia immensa.”

 

Le tue squadre giocano principalmente in maniera offensiva sapendo però anche soffrire quando è richiesto, da quando hai iniziato ad allenare c’è qualcuno che hai guardato con maggiore interesse anche ispirandoti?
“La mia passione la prendo in eredità da mio padre che ha avuto un percorso molto simile a quello che sto facendo io, è una persona che ha sempre vissuto di calcio e nel calcio in tutti i ruoli, dall’allenatore al giornalista. La curiosità e la passione di quelli che sono gli aspetti legati al ruolo dell’allenatore mi vengono quindi sicuramente da mio padre e tutt’ora per me il confronto con lui è un riferimento che conservo con cura. Oltre a questo, devo dire che la base dei miei insegnamenti nasce dalla mia carriera da calciatore, mi ricordo di aver avuto tecnici che in aspetti diversi mi hanno fortemente condizionato facendomi capire che la vera abilità di un calciatore doveva essere quella di inserire il proprio talento fisico, tecnico e tattico all’interno di un meccanismo di gioco collettivo, o di altri che si sono caratterizzati nel creare una forte empatia con i propri ragazzi e di trasferirgli una mentalità vincente. Potrei dire che un’altra persona che mi ha aperto un mondo relativo alla figura dell’allenatore è Zeman, nonostante non lo conosca di persona, perché gli ho visto fare calcio con dei giocatori che secondo me da soli non avrebbero potuto nemmeno giocare due/tre categorie sotto rispetto a quello che hanno fatto con l’allenatore boemo, non so se sia più importante vincere una Champions League o portare dieci/quindici calciatori che l’anno prima giocavano in Lega Pro in Nazionale.”

 

Con i tuoi ragazzi instauri un rapporto basato sul rispetto e sulla reciproca collaborazione, con questi che si dedicano completamente alla causa, oltre ad essere un allenatore ti senti anche un educatore?
“E’ un dovere quello che ho di ricordare ai miei ragazzi in collaborazione con l’istituzione primaria i riferimenti che devono avere, come la famiglia, e che prima di tutto diventino degli uomini in gamba, onesti, seri e responsabili. E’ proprio sul principio della responsabilità io mi batto molto con loro, sanno che hanno tutta la mia fiducia, il mio appoggio e che possono contare su di me per qualsiasi cosa, soprattutto quando hanno dei problemi che non sono calcistici ma di tipo personale e generale, io pretendo però la condivisione di valori umani che sono fondamentali e devono essere applicati al calcio, che sono il senso di responsabilità, la responsabilità e l’onesta. Il mio obiettivo non è quello di entrare nella testa ma nel cuore e che cerco sempre di sostenerli per quello che posso.”

 

Vedendoti in panchina durante le partite sembra come se vuoi entrare in campo per la grinta che ci metti, per te cos’è allenare una squadra di calcio?
“E’ una sfida, è la capacità di far andare venti/trenta teste diverse una sola e portare persone che sono profondamente diverse tra loro a pensare, a muoversi, a ragionare nello stesso modo e magari a comprendersi con un cenno degli occhi. E’ una sfida di trasformare tante persone diverse in una persona unica e con un unico obiettivo.”

 

Alleni già da molti anni, nonostante sei ancora molto giovane. Sei partito da Roma, poi Nocerina e Crotone, guidando anche categoria importanti, ti senti un po’ che stai bruciando le tappe? “La risposta è che la vita non permette a tutti le stesse occasioni e io in questo non posso che ringraziare la mia famiglia. Se io oggi provo a fare l’allenatore è perché la mia famiglia mi sostiene. Negli anni ho cercato di crearmi delle opportunità e di sfruttarle nel miglior modo possibile ma credo che tutto parta dalla base famigliare che mi ha permesso di poter vivere questa esperienza. Ho iniziato a fare l’allenatore che non ero ancora maggiorenne, avevo 17 anni, con una società a cui sono molto legato e che ringrazio ancora che è il Certosa ed era il settembre del 2003 e avevo i primi calci misti ’96 che adesso hanno 20 anni.”

 

Il tuo lavoro alla Vigor Perconti già la scorsa stagione è stato magnifico, vincendo con i 2001 il titolo regionale e fermandoti solo al girone nazionale delle Final Six, ciò ti ha messo ancor più determinazione a fare meglio quest’anno?

“Si anche perché la ferita è ancora aperta. Negli ultimi tre anni ho avuto l’opportunità di arrivare alle fasi finali scudetto prima con la Nocerina e lo scorso anno con i Giovanissimi della Vigor Perconti e nel considerare che vincere non è mai semplice e che le occasioni non tornano così frequentemente a certi livelli il fatto di esserci arrivato così vicino negli ultimi tre anni ma non aver portato a casa uno scudetto è una ferita aperta ed è un sogno che non ho mollato assolutamente.”

 

Sei un tecnico molto ambizioso e sei stato anche coraggioso ad accettare di trasferirti lontano da casa per acquisire quella giusta esperienza per mirare a traguardi importanti. Partendo da questo, come ti vedi da allenatore tra 10 anni?

“Ho iniziato ad allenare con un’ambizione che è quella di dedicarmi principalmente ai ragazzi, quindi il mio sogno è di diventare un allenatore di settore giovanile di altissimo livello, anche se non mi dispiacerebbe passare un giorno con gli adulti, però ad oggi desidero di arrivare al top a livello nazionale nella formazione dei giovani calciatori professionisti, col sogno di diventare l’allenatore di una delle prime quattro/cinque società in Italia nell’ambito di settore giovanile.”

 

 

FRANCESCO CASTRIGNANO’ (collaborate tecnico Allievi e Giovanissimi fascia b elite Vigor Perconti)
“Il mister sia in allenamento che in partita ha una grande concentrazione, chiede sempre il massimo ai suoi ragazzi e a tutto lo staff che lo circonda. Gli allenamenti sono spesso duri ma poi i risultati durante le gare si vedono. E’ un grande studioso con schemi provati e riprovati con i suoi giocatori che poi li applicano a memoria durante le partite. Durante i suoi allenamenti si impara molto, un allenatore che ci mette tanta passione e che studia molto per essere sempre migliore e crescere.”

 

 

ALESSIO DI BARI (Ex giocatore Vigor Perconti ora Under 16 Ternana)
“Per me Miccio prima di tutto, lo scorso anno insieme con i Giovanissimi elite, è stato come un fratello, avevamo tutti un buon rapporto col Mister. Per lui conta più l’aspetto mentale che quello tecnico, con lui e grazie a lui sono cresciuto molto e ho imparato cose che mi stanno tornando molto utili quest’anno nel professionismo. Quando posso e sono a Roma torno spesso a salutarlo insieme ai miei ex compagni di squadra.”

 

 

FRANCESCO BARBA (Attaccante allievi fascia B elite Vigor Perconti)
“E’ un allenatore che mette i sentimenti davanti alla tattica e tratta noi ragazzi come dei fratelli, poi sotto l’aspetto di campo è perfetto. Ci ha sempre insegnato che per raggiungere gli obiettivi non ci sono scorciatoie è l’unica strada è quella del lavoro. Con la squadra ha un rapporto come se fosse uno di noi e questo è quello che fa creare dei rapporti che vanno oltre il calcio e poi in campo lo ritrovi perché non giochi per te stesso ma per lui e per la squadra. L’unione per lui è tutto, giocare insieme, vincere insieme.”

 

 

SIMONE MADONNA (Centrocampista Allievi Elite Vigor Perconti)
“Miccio credo si possa definire un allenatore completo, a livello tattico è sicuramente il più preparato con cui ho lavorato, il motivo credo sia la dedizione che mette in ciò che fa, lui vive per questa sua passione. Personalmente col Mister ho un bellissimo rapporto. Da parte mia c’è una stima immensa sia come persona che come allenatore, grazie a lui sono migliorato tanto sia in campo che fuori. E’ in grado di far sentire ogni componente della squadra fondamentale per il gruppo, ha molta fiducia in noi e questo ci responsabilizza. Credo che la sua carriera sia appena agli esordi, arriverà molto lontano.”

Lorenzo Petrucci

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