Cézanne, le chant de la terre

Cézanne, le chant de la terre

di Giuseppe MASSIMINI

Una grande mostra a Martigny ripercorre, con più di 100 opere, l’intero percorso dell’artista francese che anticipò le avanguardie del secolo.




Non porterà alla conoscenza di nuovi orizzonti sulla pittura di Cézanne ma la mostra attualmente in corso è perfetta, straordinaria e di sicura qualità. Si intitola “Cézanne le chant de la terre” e rimane aperta fino al 19 novembre alla Fondation Pierre Gianadda a Martigny. Riunisce, per la cura di Daniel Marchesseau, conservateur général honoraire du Patrimoine di Francia, un centinaio di opere tra paesaggi, nature morte e figure, senza dimenticare una serie di composizioni emblematiche di bagnanti sia femminili che maschili. In tutto 80 dipinti e una ventina di lavori su carta (acquerelli e pastelli), dall’inizio degli anni Sessanta fino all’anno della sua morte nel 1906. Opere selezionate tra i più prestigiosi musei e collezioni pubbliche e private di tutto il mondo; alcune tele non sono mai state viste in pubblico  e altre non lo sono più state dopo l’inizio del secolo scorso. Paul Cézanne nasce ad Aix-en-Provence nel 1839. Agli inizi una formazione di stampo realista che abbandona alla metà degli anni settanta dell’Ottocento quando entra in contatto con il gruppo degli impressionisti. Fondamentale fu l’incontro con Pissarro avvenuto durante il suo primo viaggio a Parigi nel 1861.





Da sinistra Les Baigneurs au repos e Madame Cézanne à l’éventail di Paul Cézanne

Per le pressioni di Pissarro partecipa nel 1874 alla prima mostra degli impressionisti da Nadar. Assente alla seconda è presente alla terza del 1877 insieme a Monet, Pissarro, Dégas e Renoir. Nonostante i punti di contatto con gli impressionisti l’orientamento di Cézanne è diverso. “Bisogna trattare la natura secondo il cilindro, la sfera, il cono”, scrive all’amico Bernard. E come ebbe a dire egli stesso, a “solidificare l’impressionismo”. “La casa dell’impiccato” del 1872 è uno dei primi capolavori del nuovo corso. Ma già in questa, come in altre opere coeve ,(“La casa del dottor Gachet a Auvers” e i “Ritratti di Choquet”), caratterizzate da una straordinaria schiaritura di colori e da un severo equilibro compositivo, è evidente tutta la distanza che Cézanne sta prendendo dall’impressionismo alla ricerca di una sintesi formale di massima essenzialità che, come ha scritto Lionello Venturi, si tratta di una forma di lirismo nuova nella pittura moderna. Dal 1877 la vita di Cézanne si svolge appartata e silenziosa. I rifiuti reiterati dei Salons lo portarono a ritirarsi all’Estaque e ad Aix.




Nell’isolamento di Aix dal 1883 al 1887 riprese incessantemente gli stessi temi trattando la natura, espressa anche in molte grandiose nature morte, con una plastica volumetrica e una semplificazione strutturale lontana dal lato naturalistico. Alla fine degli anni novanta si dedica esclusivamente ai temi delle “Bagnanti” e della “Montagna di Sainte-Victoire” sui quali continuò a lavorare fino alla morte, come del resto avevano fatto Monet con le “Ninfee” e Renoir con i grandi nudi femminili. Ricorda il pittore Emile Bernard nel 1904: “Vede per piccoli toni. Le sue tele sono fatte a pezzi. Vi lascia ovunque dei bianchi (il fondo della tela) procedendo dal dettaglio e completando alcune parti prima di portare avanti contemporaneamente l’insieme”. Nel novembre 1895, Ambroise Vollard organizza a Parigi la sua prima mostra monografica e nel 1904 il Salon d’Automne gli dedica una sala intera con trentatré dipinti. Riconosciuto la sua opera s’impose all’attenzione dei giovani artisti destinati ad inaugurare le avanguardie del secolo. Tra i primi Picasso e Bracque.

Redazione

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