
di Giuseppe MASSIMINI
Sullo sfondo di una Sardegna rurale, immersi nei luoghi remoti dell’Ogliastra, due autori straordinari del Novecento intrecciano la loro storia privata con quella espressiva; condividono riflessioni sul mondo e sull’estetica, siglano opere a quattro mani, si dedicano vicendevolmente parole e immagini. Da vedere fino al 17 settembre al Museo MAN di Nuoro la mostra Maria Lai e Jorge Eielson. 100 mila stelle. Nata da una idea di Marina Affanni e Chiara Gatti e firmata da Elisabetta Masala, (in collaborazione con Archivio Maria Lai, Centro Studi Jorge Eielson Firenze, Archivio Jorge Eielson Saronno) è la prima mostra istituzionale dedicata al profondo dialogo intellettuale e affettivo che legò Maria Lai (Ulassai, 1919 Cardedu, 2013) all’artista peruviano Jorge Eielson (Lima, 1924 Milano, 2006). La mostra raccoglie una sessantina di opere di Maria Lai e di Jorge Eielson, alcune delle quali inedite e presentate al pubblico per la prima volta, rinvenute in collezioni private, ad oggi non ancora valorizzate, oltre che dagli archivi storici. Il percorso si snoda attraverso una narrazione a due voci che vede dipinti, tele, sculture e sperimentazioni tecniche di Lai e Eielson dipanarsi per sezioni, il paesaggio, la poesia, le stelle, le geografie, nell’idea di restituite l’armonia di un sentire comune e piccoli “nodi” che collegano in sottotraccia le ragioni antropologiche del lavoro di entrambi, fra il passato dell’isola a quello dei nativi peruviani.
Le poesie di Jorge suggeriscono a Maria nuove fiabe per i suoi fili. La Sardegna di Maria, il suo passato arcaico, le sue fate, il Mediterraneo, nutrono i versi di Jorge e quei nodi di stoffa retaggio di una cultura sudamericana che egli porta con sé sull’isola e cuce alle iconografie primigenie della sua terra d’adozione. Eielson aveva abbandonato il Perù nel 1948 e aveva vissuto a Parigi e in Svizzera, prima di stabilirsi in Italia nel 1951. A Bari Sardo, in Ogliastra, la sua vita si sposa a quella di un altro autore locale, Michele Mulas, a sua volta artista e testimone di una amicizia creativa che si dipana fra gli anni ottanta e novanta, tracciando un sentiero di pensieri condivisi su temi lirici e ricorrenti, come la natura e il cosmo, la parola e l’amore. Maria Lai si era formata al liceo artistico di via Ripetta a Roma e all’Accademia di Belle Arti a Venezia, frequentando i corsi di Arturo Martini. E’ conosciuta soprattutto per i Telai, opere fortemente ispirate all’Arte Povera e che rimandano al passato della sua terra e alla antiche tradizioni della Sardegna. Negli anni ottanta realizza il ciclo di opere le Geografie e la serie dei Libri cuciti con pagine di tessuto perforate da fili che formano una trama densa e inestricabile e con gli spessi aghi di acciaio lasciati a vista. Gli ultimi anni della sua vita li passa in Sardegna in un paesino vicino a Cardedu, nel nuorese.