Virgilio Milani e l’Arte del ‘900 in Polesine. Una grande mostra a Rovigo

Virgilio Milani e l’Arte del ‘900 in Polesine. Una grande mostra a Rovigo

di Giuseppe MASSIMINI

E’ sempre apprezzabile quando le istituzioni locali si concentrano sugli artisti del territorio senza puntare ai nomi di richiamo di cui si riesce ad esporre pochissime opere note. Palazzo Roncale a Rovigo ospita la mostra Virgilio Milani e l’Arte del 900 in Polesine (nata da un’idea di Sergio Campagnolo, a cura di Alessia Vedova, promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, fino al 25 giugno). Un omaggio doveroso al più importante scultore rodigino del Novecento finito ingiustamente nell’ombra, dopo la morte e, ora, finalmente riscoperto; un’ occasione unica per conoscere un artista che scelse di non uscire mai dal suo polesine e, che, pur rimanendo entro i confini della “sua” Rovigo, ha saputo interpretare, con un suo personalissimo sentire, il nuovo che si andava sviluppando nel mondo internazionale dell’arte. Virgilio Milani ( Rovigo 1888-1977) fu certamente uno scultore schivo e solitario. Formatosi all’Accademia di Belle Arti di Venezia per oltre 70 anni è vissuto in modo decisamente più appartato rispetto ad altri scultori della sua terra. La sua opera oltre ad intercettare il presente viveva di radici antiche ma ben distante dai decorativismi della scultura dell’800 e tantomeno alle vivide impressioni di Rodin. “Una possibile ispirazione di Milani, scrive in catalogo Alessia Vedova, la si può ricercare nell’arte rinascimentale, in quei busti di Donatello e di Laurana che si distinguono per la “politezza formale”(Sgarbi, 2004)”.

Da sinistra, Donna con grappolo d’uva, Bagnante, Volto femminile e Contadina polesana di Virgilio Milani

La mostra si concentra tra bozzetti di figure femminili di piccole dimensioni, in bronzo o terracotta, accanto alle bronzee sculture a grandezza naturale. Figure di donne, di contadine della sua terra, figure femminili distese, ritratti, volti, busti. Tra le opere esposte c’è una scultura degli anni ’30 che ti coinvolge appena la guardi. Si intitola Contadina polesana, emblema di tutta la civiltà contadina, esposta attraverso il serrato dialogo tra la versione fittile e quella in bronzo. Degli anni ’70 colpisce Donna con grappolo d’uva definita da Luciano Scardino “baccante novecentista di grande fascino” e Bagnante, una restituzione della figura in chiave moderna. La mostra è anche un viaggio corale tra i protagonisti della storia dell’arte del ‘900 in polesine raccontata dalle opere di altri artisti come Mario Cavaglieri, Leone Minassian, Edoardo Chendi e Paolo Gioli. Per approfondire l’arte di Milani passeggiate per la città di Rovigo dove è impossibile non imbattersi in opere dell’artista. A cominciare dalla monumentale Fontana della Riconoscenza che ricorda, a chi arriva alla stazione ferroviaria, la Grande Alluvione del 1951.

Redazione

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