Mucha e Boldini. A Palazzo dei Diamanti a Ferrara due protagonisti dell’arte europea tra 800 e 900

Mucha e Boldini. A Palazzo dei Diamanti a Ferrara due protagonisti dell’arte europea tra 800 e 900

di Giuseppe MASSIMINI

Dal giorno dell’inaugurazione ad oggi ha superato i 50.000 visitatori. La maggioranza degli intervistati ha dichiarato di essere venuti appositamente a Ferrara per visitare a Palazzo dei Diamanti le mostre Alphonse Mucha e Giovanni Boldini (aperte fino al 26 luglio) due protagonisti dell’arte europea tra Ottocento e Novecento e straordinari cantori del fascino e della bellezza femminile. La prima, nelle 11 sale dell’ala Rossetti, riscopre con una grande mostra monografica  Alphonse Mucha (Ivancice, 1860-Praga, 1939). Di origine ceche Mucha, come Boldini, si affermò nella Parigi della Belle Époque. Dopo una formazione pittorica compiuta a Vienna e a Mosca, si trasferì a Parigi nel momento in cui veniva formandosi il linguaggio decorativo dell’Art Nouveau a cui contribuì con uno stile inconfondibile, di estrema seduzione che mescolava la novità dei temi floreali con suggestioni iconografiche slavo-orientale. Cartellonista ufficiale della celebre artista Sarah Bernhardt diventò, nello scorcio del secolo scorso, il più famoso creatore di manifesti di tutta Europa. La mostra, a cura di Tomoko Stato e organizzata da Arthemisia e Fondazione Ferrara Arte, in collaborazione con la Mucha Foundation, ripercorre con circa 150 opere tra dipinti, disegni, manifesti e oggetti d’arte tutta la sua vicenda artistica e biografica: dal decisivo incontro con la “divina Sarah” ai soggiorni negli Stati Uniti, sino alla produzione degli anni maturi trascorsi in Cecoslovacchia dove rientrò, nel 1910, con l’obiettivo di mettere la propria arte al servizio del paese, specialmente attraverso la creazione del monumentale ciclo di dipinti dell’Epopea slava, il suo indiscutibile capolavoro. Passando da una sala all’altra lo sguardo si ferma su alcune opere iconiche come Gismonda (1894), la serie de Le stagioni (1896), Job (1896), Fantasticheria (1897), Médée (1898). La seconda mostra, Giovanni Boldini ( a cura di Pietro Di Natale e organizzata dalla Fondazione Ferrara Arte), è ben articolata nelle sale dell’ala Tisi.

Da sinistra, Fantasticheria di Alphonse Mucha e Fuoco d’artificio e La signora in rosa di Giovanni Boldini

Si focalizza sul tema del ritratto e della figura femminile, squarcio di una società mondana celebrata in tutta la sua ambizione e raffinato narcisismo, con veloci tocchi cromatici e “spezzature di bianchi”, quasi cangianti, in anticipo rispetto alla poetica futurista e distante dalla soave serenità degli impressionisti. La mostra raccoglie oltre 40 opere selezionate dal Museo Giovanni Boldini, la più importante raccolta del pittore ferrarese che riaprirà nel 2026 nel rinnovato complesso di Palazzo Massari. Accanto a celebri capolavori come Fuoco d’artificio e La signora in rosa, altre opere esemplari, interni d’atelier, a cui si dedicò alla fine degli anni ottanta, una selezione di disegni e una serie di mirabili incisioni che documentano un aspetto della sua produzione poco conosciuta, ma significativa.

Redazione

Il sito del settimanale 'Nuovo Corriere Laziale' testata che segue lo sport giovanile e dilettantistico della regione Lazio.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *