La rivoluzione del segno. Al Museo Civico delle Cappuccine di Bagnocavallo una mostra di arte grafica da Manet a Picasso

La rivoluzione del segno. Al Museo Civico delle Cappuccine di Bagnocavallo una mostra di arte grafica da Manet a Picasso

di Giuseppe MASSIMINI

Dopo  Goya, Klinger, Dürer e la più recente mostra “Strade e storie” che ha permesso di scoprire i capolavori dell’Ukiyo-e di Hokusai e Hiroshige, prosegue al Museo Civico delle Cappuccine di Bagnocavallo (Ravenna) la valorizzazione dell’arte grafica. Ora è la volta di alcuni artisti, tra i più importanti degli ultimi due secoli, che tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento hanno rivoluzionato la scena e le finalità dell’arte stessa. La mostra, La rivoluzione del segno. La grafica delle avanguardie da Manet a Picasso (a cura di Davide Caroli e Martina Elisa Piacente, con la collaborazione di Marco Fagioli e di diversi Musei, fino al 12 gennaio 2025) ripercorre, con oltre cento fogli, questo significativo viaggio di profonda revisione del sé e della rappresentazione della realtà. L’esposizione prende avvio da alcune grafiche di Goya, primo artista dalla sensibilità moderna, e da una rarissima matrice xilografica di Doré, uno dei più noti incisori dell’800, passando attraverso l’iconico e ironico tratto di Daumier per arrivare alle poco conosciute grafiche impressioniste di Manet, Renoir e Degas e ai così detti post-impressionisti da Toulouse-Lautrec, Matisse, Wlaminck a Gauguin, Cézanne e Bonnard.

Da sinistra Copertina per Les courtes Joies di Sermet di Toulouse-Lautrec e Autoritratto di Dégas

In un momento di tale fervore artistico moltissimi furono i movimenti che nacquero e nei quali gli artisti si raggrupparono per sostenersi a vicenda in questi tentativi di affermare le novità espressive di cui erano portatori. Dall’espressionismo tedesco con Ensor, Grosz, Kirchner, Kokoschka, Kollwitz, Masereel, Nolde, Pechstein, Schiele al Simbolismo  di Redon e  AlbertoMartini; all’astrattismo di Kandinskij e Klee al Surrealismo di Ernst, Man Ray, Magritte, Dalì e Picabia. Non sono tralasciate poi le esperienze di quegli autori che sono difficilmente circoscrivibili in movimenti codificati: gli italiani Arturo Martini, de Chirico,  Morandi,  Wildt, Boccioni, Marini,  Manzù, Carrà, Campigli e gli europei Chagall, Rouault, Giacometti, Léger. Uno spazio importante della mostra è riservato al lavoro di Picasso che forse più di tutti ha segnato l’arte del’900 e che ha utilizzato tutto lo spettro delle tecniche artistiche, comprese quelle calcografiche, per esprimere il suo pensiero. In mostra anche libri d’artista, come quelli realizzati da Matisse, riviste e volumi nei quali venivano pubblicate litografie di quegli artisti ritenuti i più grandi innovatori del segno grafico di allora.

Redazione

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