La donazione Gian Enzo Sperone all’Accademia di San Luca a Roma. 33 opere in mostra

di Giuseppe MASSIMINI
Dal Cinquecento al Novecento, con una prevalenza del Sei-Settecento. Da non perdere ancora per pochi giorni, fino al 7 giugno, all’Accademia Nazionale di San Luca, nelle salette espositive al piano terra di Palazzo Carpegna a Roma, la mostra Nel segno di Giano. La donazione Gian Enzo Sperone, il più importante lascito giunto all’Accademia dal 1934, anno in cui il barone Michele Lazzaroni lasciò in eredità 10 quadri della sua collezione seguendo l’esempio di altri donatori illustri. Gian Enzo Sperone, classe 1939, gallerista e mercante torinese, è stato per sessant’anni una delle personalità più importanti e influenti dell’arte contemporanea di qua e aldilà dell’atlantico. Parallelamente alla sua attività di mercante ha coltivato, con grande attenzione e passione, una personale collezione d’arte di epoche diverse, a partire dal XIV° secolo fino i nostri giorni, già celebrata nel 2023 al Mart di Rovereto nella mostra curata da Vittorio Sgarbi. La donazione raccoglie 33 opere quasi tutte di arte antica. 29 dipinti appartengono a importanti protagonisti del Sei-Settecento, con un’attenzione particolare a figure e aree geografiche non rappresentate nelle collezioni dell’Accademia; 2 dipinti del primo Novecento e 2 lavori di artisti contemporanei. Apre il percorso il Crepuscolo degli Idoli (1977) di Giulio Paolini, una grande installazione dove la classicità è evocata nella sua caduta e nei suoi frammenti scomposti, vera “visione” del suo crepuscolo. Si prosegue con vere e proprie pagine di storia dell’arte. Spiccano i dipinti di Gioacchino Assereto (Genova 1600-1650), di Vincenzo Camuccini (Roma 1771-1844), di Giacomo Ceruti detto il Pitocchetto (Milano1698-1767) e di Ludovico Cardi, detto il Cigoli (Cigoli1559-Roma 1613) in mostra con Maddalena penitente,1598, che ha fatto parte della collezione del Getty Museum di Los Angeles.

Passando da un dipinto all’altro ferma lo sguardo Sant’Andrea Apostolo di Giovanni Francesco Barbieri, detto il Guercino (Cento1591-Bologna 1666). Non passano inosservati nemmeno il Ritratto di Antonio Canova di John Jackson (Lastingham 1778-Londra 1831) e Grasso saccheggia il Tempio di Gerusalemme di Giovanni Antonio Guardi (Vienna 1699-Venezia 1760). L’arte moderna è rappresentata da due dipinti dei primi del Novecento: di Filippo de Pisis (Ferrara 1896-Milano 1956) Natura morta melodrammatica; di Francesco Paolo Michetti (Tocco da Casauria 1851 -Francavilla al Mare 1929) Ritratto di Don Salvatore Petito-maschera buffa. Di forte impatto visivo, nella seconda sala a chiudere il percorso espositivo, Costellazione del Leone di Carlo Maria Mariani (Roma 1931-New York 2021), grandioso disegno preparatorio della grande tela ad olio esposta nel 1981 nelle gallerie di Sperone a Roma e a New York. Dal prossimo autunno le opere della collezione saranno esposte in modo permanente in uno spazio a loro dedicato al piano terra di Palazzo Carpegna, sede dell’Accademia, restaurato per l’occasione.