Hammershøi e i pittori del silenzio. A Rovigo le opere del grande pittore danese

Hammershøi e i pittori del silenzio. A Rovigo le opere del grande pittore danese

di Giuseppe MASSIMINI

Ecco una mostra degna di un viaggio. Ci fa riscoprire un grande pittore danese quasi dimenticato, negli ultimi anni, e oggi richiesto dai musei e collezionisti di tutto il mondo. Palazzo Roverella a Rovigo ospita fino al 29 giugno la mostra Hammershøi e i pittori del silenzio tra il Nord Europa e l’Italia. Curata da Paolo Bolpagni è la prima mostra italiana dedicata a questo protagonista dell’arte Europea di fine Ottocento e inizio Novecento, già celebrato alle Biennali di Venezia (1903 e 1932 ) e all’Esposizione Internazionale di Roma del 1911. A promuoverla è la Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, in collaborazione con il Comune di Rovigo e l’Accademia dei Concordi, con il sostegno di Intesa Sanpaolo e il patrocinio dell’Ambasciata di Danimarca in Italia. Vilhelm Hammershøi (Copenaghen, 1864-1916) viaggiò varie volte in Italia, visitò Roma, collezionò cartoline con vedute di città e rimase soprattutto colpito dagli artisti del Quattrocento, Beato Angelico, Masolino, Masaccio e Luca Signorelli che contribuirono insieme a Vermeer, primo punto di riferimento, a delineare il suo personalissimo linguaggio, sempre essenzialmente realista.

Da sinistra, Riposo e Interno della chiesa di S. Stefano Rotondo a Roma di Hammershøi

Inconfondibili le sue opere dipinte con una forza cromatica di grigi e bruni che non comunicano nessuna azione e tantomeno lo svolgimento di un racconto; inconfondibili le immagini di enigmatici interni borghesi, alternate con la consueta produzione di ritratti; inconfondibili le donne ritratte quasi sempre di spalle in ambienti ordinati e tranquilli. Tutto è fermo e immobile; tutto è avvolto in un religioso silenzio battuto dal mistero della luce come una forza che cristallizza. E come scrive il curatore della mostra, “il silenzio, la solitudine, l’attesa, sono il contenuto della sua ascetica produzione, quintessenza di un preciso modo d’intendere l’arte, la vita, con spirito prettamente nordico”. La mostra allinea più di 100 opere. Di Hammershøi ne presenta solo 14. Di difficile reperimento (l’artista, morto a soli 52 anni ha dipinto pochissimo) sono state scelte tra quelle più significative ed emblematiche della sua produzione come Luce del sole nel salotto III, Riposo, Interno Strandgade 30. Insieme a queste opere in esposizione quelle di altri artisti, tra il nord Europa e l’Italia, a lui coevi che con sfumature diverse hanno rappresentato i temi del silenzio, della solitudine, delle “città morte” e dei “paesaggi dell’anima”. Per la prima volta la mostra approfondisce il rapporto di Hammershøi con l’Italia dalle ricadute iconografiche (non passa inosservata la raffigurazione della basilica di Santo Stefano Rotondo al Celio, visitata nella capitale) alla presenza di lavori dell’artista in mostre dell’epoca. Un’ulteriore lacuna che la mostra di Rovigo, oltre alla riscoperta di un grande pittore rimasto per lungo tempo nell’ombra, ha l’ambizione di colmare.

Redazione

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