L’arte in Italia dal 1949

L’arte in Italia dal 1949

di Giuseppe MASSIMINI

Le maggiori esperienze artistiche dell’immediato dopoguerra in mostra a Palazzo Montani Leoni di Terni

Una riflessione sulle esperienze artistiche di maggiore incisività avvenute in Italia dall’immediato dopoguerra del secondo conflitto mondiale fino all’avvento della cosiddetta “condizione postmoderna” dell’era informatica e dell’avvio della globalizzazione”. La Fondazione Cassa di Risparmio di Terni e Narni ospita nella propria sede di Palazzo Montani Leoni la mostra “Immaginaria. Logiche d’arte in Italia dal 1949”. La rassegna, curata da Bruno Corà e aperta fino al 1 marzo ripercorre, contemporaneamente, sia il riscontro storico di singole esperienze sia gli elementi distintivi “di ogni singola logica pittorica e plastica manifestatasi”. “Senza presumere, scrive il curatore della rassegna, di poter rispecchiare totalmente il complesso tessuto artistico generatosi nel nostro Paese nel corso di oltre mezzo secolo, ma procedendo in modo esemplare ed esponendo per lo più singoli pronunciamenti linguistici distintivi di altrettante poetiche”. Si propone, continua Corà, “un’ attenta ricognizione di compagini artistiche aderenti a movimenti o indirizzi estetici condivisi. Per dar conto delle produzioni pittoriche e plastiche di rilievo che nella seconda metà del Novecento si sono imposte a livello nazionale e internazionale, indicando al contempo le aperture sulle culture visive di altri paesi”. Più di 60 le opere in mostra provenienti da collezioni private, archivi, musei e fondazione bancarie di tutta Italia.

Da sinistra, Generale con il suo aiutante di campo di E. Bay, Senza titolo di M. Merz e La comare di Afro

Dagli anni quaranta e cinquanta si possono ammirare, in primis, le opere di Alberto Burri e di Lucio Fontana, due grandi artisti dell’immediato dopoguerra. Con Burri il primo passo verso un’ attenzione per la materia; con Fontana i primi tagli ottenuti perforando la superficie di un foglio di carta intelata o di una tela che tante critiche e derisione suscitarono. Si prosegue con altri noti artisti come Giuseppe Capogrossi che caratterizzò la sua opera con la ripetizione di uno stesso segno e lo scultore Ettore Colla che preferì al bronzo della tradizione il ferro logorato, usurato, ridotto a rottame. Poi le tonalità sommerse e delicate nella pittura astratta di Afro e il rigore compositivo dai sorprendenti effetti luminosi in quella di Piero Dorazio. Continuando la mostra offre al visitatore il privilegio di verificare l’evoluzione della pittura e della scultura nelle opere di Mimmo Rotella, Piero Manzoni, Mario Merz, Enrico Castellani, Luciano Fabro, Jannis Kounellis, Alighiero Boetti e Enrico Bay che, dopo una serie di opere informali, passò a creazioni costituite da oggetti di uso comune assemblati con un segno insieme infantile e grottesco. Chiudono la rassegna le opere di Giuseppe Spagnulo, Marco Gastini, Nicola Carrino, Gino De Dominicis, Carlo Alfano e di numerosi altri artisti che si sono distintisi fino al ritorno alla pittura degli anni Ottanta.

Redazione

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